Il complesso francescano fu fatto edificare dai Francescani Minori Conventuali, giunti a Cassine intorno al 1232, sul luogo di una precedente chiesa dedicata a San Michele de Castro. La data di edificazione è tuttora incerta, probabilmente l’inizio della costruzione è prossima al 1291 e l’ultimazione attorno al 1327. In occasione dell’arrivo nel 1713 delle reliquie di Sant’Urbano Martire, la chiesa ebbe un globale intervento di restauro e trasformazione, come evidenziano ancora numerose cappelle del lato meridionale. Il convento fu definitivamente soppresso e incamerato nei beni dello Stato quando nel 1858 il Comune di Cassine lo acquistò adibendolo ad uso scolastico. La chiesa ricalca lo schema costruttivo in uso alle costruzioni francescane trecentesche: pianta basilicale a tre navate, di cui la maggiore costituita da tre campate con volte a crociera rialzata su archi ogivali, sorretta da costoloni carenati, compresa l’abside a pianta quadrata; le rimanenti due hanno volte a crociera nervata, su archi a tutto sesto. I pilastri sono caratterizzati cromaticamente da fasce alternate in cotto ed arenaria, con capitelli cubici o con foglie a crochet su corpo scampanato. La facciata ha un prospetto in mattoni a vista e un basamento in arenaria. Poderosi contrafforti sono stati aggiunti alle due lesene centrali originarie. Al centro della facciata campeggia il portale strombato, formato da una serie di colonnine in pietra, alternate a riseghe, con capitelli a foglie tipo crochet. Il portale è ricoperto da un frontone triangolare (ghimberga) in mattoni, sovrastato da un rosone in conci alternati di cotto e arenaria. Il fronte della facciata è coronato da archetti pensili e un cornicione con mattoni disposti a losanga. All’interno della chiesa e nella sala capitolare si conservano arredi e importanti affreschi del XIV, XV e XVI secolo
Il Museo è inserito nell’ex complesso conventuale della chiesa di San Francesco di Cassine. Il progetto è nato dall’esigenza di esporre una serie d’arredi in un unico organismo costituito dagli elementi superstiti del convento che hanno richiesto un recupero funzionale, oltre che un corretto restauro. Le ragioni di tutto ciò mirano sostanzialmente ad un’idonea fruizione d’opere d’arte altrimenti passibili di dispersione e d’ulteriore degrado, se non addirittura d’irreparabile perdita. L’area espositiva e suddivisa in tre ambienti
La Sala capitolare (sec. XIV) È il luogo in cui si riuniva il collegio dei frati, ossia il capitolo. Essa fu anche utilizzata da laici per la stesura di atti, come documentato nell’archivio della famiglia Zoppi ad iniziare dal 1355, anno in cui fu redatto il testamento di Giacomo Gambarotta. Il ciclo pittorico alle pareti, eseguito ad affresco attorno al terzo decennio del XIV secolo, conduce ad una cultura lombarda del gotico internazionale legata all’orbita del maestro della tomba Fissiraga in San Francesco di Lodi. Le scene sono scandite geometricamente da un fregio geometrico finto cosmatesco e raffigurano al centro della parete orientale una Crocifissione affollata da vari personaggi, con annotazioni di costume. Sul lato destro compaiono San Francesco e San Giacomo. Sulla parete settentrionale sono effi-giate le Storie dei Magi e l’Adorazione del Bambino in braccio alla Vergine assisa in trono. Sulla parete opposta è ancora la Vergine col Bambino in trono e raffigurazioni di santi che trovano riscontro nel culto locale; tra loro compaiono Sant’Antonio Abate, Santa Caterina d’Alessandria e San Giorgio. Nelle vetrine sono esposti alcuni reliquiari lignei, dipinti e dorati, appartenenti ad un unico complesso, parzialmente esposto, pervenuto da Roma il 14 ottobre 1713. Altro reliquiario d’insigne importanza, custodito in apposita teca, è quello del triregno funebre del papa San Pio V. Nella Sala capitolare sono ancora esposti due Crocifissi lignei policromi di ambito alessandrino, databili tra XV – XVI secolo, e un capolavoro dello stesso periodo, di scultore piemontese – lombardo, costituito dalla statua in legno policromo di Sant’Antonio Abate
La sacrestia L’ambiente, di origine contemporanea alla Sala capitolare, nel 1713 fu modificato in occasione del giungere da Roma delle spoglie di Sant’Urbano martire. In quell’occasione furono inseriti i due grandi armadi ancora esistenti e, sulla parete orientale, fu realizzato l’altare in muratura sovrastato dall’affresco della Vergine col Bambino e i Santi Matteo e Bonaventura, attribuibile a Giovanni Monevi. Sulla parete settentrionale è emerso recentemente un affresco del 1532, con la stessa iconografia dell’altare settecentesco. Nell’armadio addossato alla parete meridionale sono esposti quattro maestosi reliquiari del settecento in lamina d’argento. Inoltre compare il reliquiario della Vera Croce del XVIII secolo
La quadreria La terza sala, adibita a quadreria ed originariamente stanza di collegamento tra la sacrestia e la chiesa, sono esposte la serie delle quattordici tele di una Via Crucis, dipinta nel 1796 e firmata dal bolognese Pietro Fancelli; una sequenza di tele sei-settecentesche de – gli Apostoli di pittore anonimo e la pala della Vergine col Bambino tra San Francesco e San Biagio, opera della fine del cinquecento attribuibile al pittore alessandrino Giorgio Soleri. Durante il restauro sono stati individuati strati pittorici sovrapposti: è emerso che la figura di San Francesco è stata dipinta su una precedente raffigurazione di un santo Vescovo.
La Zona di Salvaguardia “Bosco delle Sorti – La Communa” si estende in un ambiente collinare a vocazione viticola che si sviluppa tra i 118 e i 311 m. sul livello del mare, in una zona di transizione fra la pianura alluvionale e le pendici che salgono gradatamente verso la fascia appenninica, costituite da alluvioni antiche e da formazioni sedimentarie. valorizzando le risorse naturali, paesaggistiche e storico-culturali su un ampio territorio tra i comuni di Alice Bel Colle, Cassine e Ricaldone in la provincia di Alessandria, e di Bruno, Maranzana e Mombaruzzo in la provincia di Asti. Una forte connotazione paesaggistica e’ conferita a questi territori dalla viticoltura. La vocazione viticola della zona e’ qui rappresentata dalle produzioni di vini D.O.C. di grande pregio come il Brachetto d’Acqui, il Dolcetto d’Acqui, il Barbera d’Asti e del Monferrato, il Cortese dell’Alto Monferrato, il Moscato d’Asti, l’Asti spumante
La dimensione territoriale complessiva della zona di salvaguardia consente di integrare e definire le politiche di conservazione e di gestione delle risorse naturalistiche e paesaggistiche in un contesto territoriale omogeneo attraverso azioni di sistema tra tali politiche con iniziative di valorizzazione del patrimonio culturale, delle tradizioni, delle economie tipiche locali, di recupero del patrimonio edilizio ed urbanistico
Rassegna di bande e gruppi folkloristici (orgasnizzata dal Corpo Bandistico Cassinese “Francesco Solia”)
Giornate di studio e ricostruzione storica della danza, giugno e ottobre
(organizzata dall’Associazione Pro Loco di Cassine)
(concorso pittura organizzato dall’Associazione Ra Famija Cassinesia di Cassine);
(rievocazione storica organizzata dall’Associazione ARCA Grup di Cassine)
(organizzata dall’Associazione Ra Famija Cassinesia di Cassine)
Alcuni elementi della facciata e del fianco nord presentano caratteri romanici. L’interno a tre navate è il risultato di interventi di ristrutturazione che non permettono di leggere completamente la struttura originale. Affrescata sul primo pilastro a sinistra un’immagine di Madonna con Bambino del secolo XV. Altri frammenti, strappati dalla cappella dell’Immacolata, sono conservati, parte limitrofo palazzo Zoppi, parte Galleria Sabauda di Torino. Campanile del secolo XV
Di origine medioevale, posta in prossimità dell’edificio castellano, oggi scomparso, si presenta attualmente in forme tardo barocche. La ricostruzione del 1777 si deve all’architetto Caselli. All’interno, sulle volte, affreschi ottocenteschi del pittore Ivaldi di Ponzone detto “Muto”. Agli altari tele del sec XVII –XVIII. Oltre la chiesa di San Lorenzo, con un viale alberato, inizia la strada panoramica che conduce a Ricaldone, attraverso uno stupendo paesaggio di colline e vigneti.
L’edificio, documentato all’inizio del secolo XV, assume nel tempo alcune funzioni che erano prerogativa della Pieve. L’attuale struttura venne realizzata nel 1776-1790, su progetto dell’architetto alessandrino Caselli. All’interno, sulle volte, decorazioni pittoriche di Luigi Gambini del 1905. Sull’altare maggiore, statua lignea tradizionalmente attribuita al Maragliano. Tela dell’Assunta con i Santi Caterina e Stefano del pittore Carlo Gorzio. Alcuni arredi provengono dalla pieve